Ergonomia - Levoni (il maialino più famoso d’Italia) consolida lo storico marchio "saldando le ossa" ai suoi dipendenti e rivoluzionando l’arredo...
Nel corso dell’anno 2009, Levoni, una delle più importanti aziende italiane, leader mondiale nella produzione di salumi, ha richiesto l’intervento di un fisioterapista esperto per limitare i disagi fisici, le assenze dal lavoro ed i conseguenti costi di produzione, causati principalmente dalla diffusione di patologie vertebrali tra i suoi dipendenti.
È noto che cervicalgia ed, in particolare, lombalgia siano ormai malattie sociali che interessano l’80% degli adulti occidentali. Tali affezioni risultano la causa più frequente della limitazione dell’attività in persone con meno di 45 anni (Hult; Kramer; Laslett).
Negli USA, circa 10.000.000 di persone sono quotidianamente assenti dal lavoro ed in Gran Bretagna si perdono circa 15.000.000 di giornate lavorative annue. Questi solo alcuni dati rilevanti, oltre al fatto che, sempre negli Stati Uniti il costo annuale per l’industria si aggira sui 14 miliardi di dollari ed, almeno nel 25% dei casi, il 90% del costo è dovuto alla lombalgia.
Dal confronto di alcune statistiche è emerso che l’incidenza della lombalgia è uguale tra le persone che svolgono un lavoro sedentario e quelle che svolgono un lavoro manuale, anche se, naturalmente, esistono cause predisponenti allo sviluppo della patologia (McKenzie).
Tra i più frequenti si annoverano la cattiva postura da seduto e la costante attività di flessione che accompagna il nostro quotidiano, indipendentemente da dove ci troviamo e dalla mansione svolta, anche se il tipo di professione può naturalmente incidere sullo sviluppo di patologie vertebrali molto complesse, nonché coinvolgere e compromettere altre strutture articolari (come nel caso di dipendenti dell’azienda Levoni, dove si è assistito alla diffusione non solo di patologie discali, ma anche di problemi a spalla, gomito e polso, dovuti alla ripetitività meccanica di particolari movimenti).
Diversi studi confermano il forte nesso tra attività lavorativa e mal di schiena. Da un recente studio epidemiologico di Hult (2000) è emerso, infatti, che sia possibile individuare gli elementi predittivi di un possibile episodio lombalgico correlato all’incapacità lavorativa.
L’inabilità al lavoro, secondo Hult, può essere prevista con un elevato livello di sicurezza attraverso le caratteristiche fisiche della professione. Esistono, cioè, alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di ernia del disco e sciatica, a cui alcune attività, più di altre, sono maggiormente esposte. Tra questi i più comuni sono: il sollevamento frequente o il trasporto di oggetti pesanti che implicano una continua attività in flessione della colonna ed un eccesso di carico con conseguente compressione del disco intervertebrale; l’esposizione a vibrazioni durante il funzionamento di veicoli o macchine vibranti; l’attività sedentaria e la scorretta postura da seduto.
Levoni è stata la prima azienda ad aver colto nel senso più stretto del termine il legame tra attività lavorativa, patologie vertebrali, patologie dell’arto superiore (spalla-gomito-polso, ossia le strutture anatomiche maggiormente coinvolte nei diversi settori produttivi dell’azienda) e relativi costi di produzione, mettendo in discussione il suo ciclo produttivo per tutelare la salute dei lavoratori ed il benessere dell’azienda.
Nell’anno 2009 Levoni ha richiesto l’intervento del fisioterapista mantovano Bruno Faulisi, principalmente per ridurre i danni alla colonna vertebrale e alle articolazioni dell’arto superiore dei suoi dipendenti e quindi limitare le ripetute assenze dal luogo di lavoro, garantendo così la continuità degli stessi alle proprie mansioni lavorative e la continuità nella catena produttiva. Si è trattato di un progetto nuovo e molto ambizioso, terminato soltanto nel marzo 2011 e non ancora approcciato nella storia dell’industria italiana.
Per soddisfare le richieste dell’azienda, Faulisi è intervenuto dapprima sulle modifiche ambientali possibili, consigliando, ad esempio, di ridurre la profondità dei piani di lavoro e di alzare le altezze dei bancali di produzione che, essendo troppo bassi, favorivano la continua flessione in avanti della colonna vertebrale e lo sviluppo della patologia discale.


L’intervento del fisioterapista si è successivamente concentrato anche sull’istruzione diretta dei dipendenti riguardo ai movimenti corretti da effettuare durante le attività lavorative nella prevenzione del danno discale e di quelli articolari.
Diversi i settori della catena produttiva coinvolti. A seconda dei reparti esaminati (disosso, crudi, spedizione, uffici, etc.), sono state apportate al sistema le opportune migliorie, nel tentativo di fornire una sempre maggiore e duratura continuità al ciclo produttivo dell’azienda.
DISOSSO CRUDI
SPEDIZIONE

UFFICI

I lavori di ristrutturazione degli ambienti in senso ergonomico sono stati realizzati da Levoni nel corso dell’anno 2010.
Bruno Faulisi ha prestato, presso questa azienda, un servizio di consulenza volto a coniugare abitudini posturali, ergonomia e costi di produzione aziendale.
Attraverso una opportuna cultura della prevenzione ed una giusta comunicazione è stato infatti possibile non solo abolire facilmente i movimenti sbagliati responsabili dei danni discali ed all’arto superiore, ma modificare anche i settori di produzione maggiormente coinvolti, in modo tale da giungere finalmente ad un facile riscontro del benessere dei lavoratori addetti alla produzione ed abbattere i costi di lavoro dovuti alle frequenti assenze dei dipendenti per malattia dall’attività lavorativa.
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